Flora e fauna

Le cime più elevate della porzione settentrionale dei Monti Sabini sono costituite dal Monte Tancia e dal contiguo Monte Pizzuto che sfiorano i 1300 metri. La posizione del Monte Tancia fa di quest’ultimo, sotto il profilo vegetazionale, un tipico esempio della fascia latitudinale di appartenenza.
La vegetazione attuale del Monte Tancia, e di tutti i Sabini, è ben diversa da quella che vi si insediò oltre cento milioni di anni fa al momento del sollevamento di questi monti dal Mare Tetide. Ma anche rispetto a pochi secoli fa, la vegetazione del Tancia presenta notevoli differenze dovute alla continua azione dell’uomo che ha plasmato con la sua opera il paesaggio e le sue componenti vegetali.
Nel massiccio del Tancia si riconoscono due principali paesaggi vegetali: quello termofilo ed eliofilo del versante meridionale, nel territorio di Monte San Giovanni, popolato da specie vegetali che preferiscono temperature più calde e maggiori insolazioni, e quello mesofilo dei versanti settentrionale ed orientale. Nel versante meridionale la maggiore insolazione e l’azione di accumulo del calore esercitata dalla roccia calcarea ha favorito l’insediamento del leccio, specie tipica mediterranea che troviamo comunque, dove le condizioni microclimatiche lo consentono, anche a quote più elevate e in posizioni più distanti dal mare, favorito in questo dalla vicinanza della Valle del Tevere che, oltre ad un effetto termoregolatore, ha sicuramente favorito in epoche più calde l’incunearsi di vegetazione tipica della fascia marina fin verso l’Appennino.
Infatti accanto al leccio, che pure si trova anche in posti rocciosi più freddi ed elevati, troviamo anche lentisco, terebinto, smilace, siliquastro. Misto al leccio e in canaloni meno assolati appaiono elementi più montani quali la roverella, l’orniello, il carpino, il cerro, l’acero, la vitalba.

Salendo di quota assume predominanza il cerro insieme ad altre querce caducifoglie, e macchie miste. Solo a quote più elevate, in particolare nella Valle Gemini, da tutti considerata una delle più belle valli dei Sabini, si trova il faggio, specie tra le più tipiche dell’Appennino.
Non mancano nel sottobosco, a volte fitto ed intricato, a volte più diradato dalla presenza di animali al pascolo, l’agrifoglio ed il pungitopo. Notevoli anche le fioriture, dal ciclamino al bucaneve, per finire a molte orchidee spontanee, di cui i Monti Sabini, sia nel settore settentrionale che in quello meridionale dei Monti Lucretili, costituiscono uno degli habitat più favorevoli.
La presenza di luoghi difficilmente accessibili, e l’istituzione di rifugi faunistici, ha permesso alla fauna di conservare alcuni lineamenti caratteristici e la sopravvivenza di specie altrove rare.
Numericamente rilevante è senza ombra di dubbio il cinghiale, che nei boschi di querce trova non solo rifugio ma anche abbondante nutrimento, spingendosi comunque anche al limite dei coltivi e dell’abitato. Rarissimo è invece il Lupo appenninico la cui presenza è dovuta a qualche piccolo branco di pochi individui: animale quasi leggendario, da a questi luoghi il fascino dell’avventura e riporta alla mente tempi remoti. Non mancano lepri e volpi, ma più interessanti sono senza dubbio l’istrice, il tasso e il gatto selvatico, presenti anche se in numero non rilevante. Scoiattoli, donnole e ricci, popolano i boschi, insieme a numerosi uccelli di macchia e di bosco: ghiandaia marina, occhiocotto, verzellino, canapino, picchio verde e picchio rosso maggiore, cincia, civetta, allocco e barbagianni. Non mancano rapaci significativi, come la poiana, lo sparviero, il nibbio bruno e il gheppio. Una attenta e paziente osservazione permette di vedere gran parte di queste specie, ma in mancanza di una osservazione diretta, ci si può accontentare delle numerose tracce che gli animali lasciano del loro passaggio e della loro presenza.