LA STORIA
La prima documentazione risale al 1240, con la vendita dei castelli da parte di Giovanna de Radolfis , ultima discendente della consorteria del Camponeschi, i grandi colonizzatori delle aree in quota dei Monti Sabini, agli Orsini.
Questi ultimi trasformarono Monte San Giovanni in un importante centro economico e strategico, grazie alla sua posizione chiave nella valle del Tancia, che fungeva da crocevia per commerci e transumanza. Poco alla volta la potente famiglia baronale romana estese il suo dominio ad un gran numero di altri castelli.
L’area rimase sotto il controllo degli Orsini fino all’inizio del XVII secolo, quando passò alla camera apostolica. Il Seicento e il Settecento segnarono cambiamenti significativi nella gestione del territorio, con concessioni in enfiteusi che modificarono ulteriormente la sua struttura sociale ed economica.
L’ECCIDIO DEL TANCIA
L’eccidio del 7 aprile 1944 sul monte Tancia rappresenta un capitolo tragico della storia di Monte San Giovanni in Sabina.
Durante un rastrellamento brutale ordinato da Albert Kesselring e pianificato da Ermanno Di Marciano, il 1° battaglione del 20° reggimento SS-Polizei, comandato dallo Sturmbannführer Werner Wilcke, attaccò senza pietà la popolazione civile.
In questa tragica giornata, furono uccise 18 persone, tra cui donne e bambini, che furono usati come bersagli viventi. Le case furono incendiate e gli animali domestici sterminati, portando devastazione in una comunità già segnata dal conflitto. Questo attacco seguì la battaglia partigiana dell’Arcucciola, dove sei partigiani, dopo aver opposto una valorosa resistenza, persero la vita per garantire la ritirata dei loro compagni.